SEZIONE PROVINCIALE U I C I - Provincia di Salerno -
Il Tribunale boccia l'istanza di adozione perché la potenziale madre è non vedente.
Dal quotidiano La Città del 5 Febbraio 2010.
- Una storia che scuote le coscienze quella raccontata dalla protagonista, Maria Sicignano, quarantenne, centralinista presso il comune di Pagani, alla quale è stato negato l'affetto di un bimbo da poter crescere ed accompagnare nel percorso della vita.
- L'iter burocratico inizia nel 2005 quando Maria, insieme al marito Rocco Pascale, decidono di avviare le pratiche per la richiesta di adozione di un bambino di nazionalità italiana.
"Nel 2005 ho fatto una dichiarazione di disponibilità per l'adozione al Tribunale dei Minori di Salerno - ha raccontato Maria - Dopo avere avviato tutta una serie di procedure ci siamo visti costretti, però, a rivolgerci ad un legale, Gelsomina Bottesini, che è riuscita ad ottenere una documentazione nella quale il pm del Tribunale dei Minori di Salerno ha espresso parere sfavorevole, in quanto, la sottoscritta è non vedente. Va precisato che siamo riusciti ad avere questi documenti solo tre anni dopo la presentazione della dichiarazione di disponibilità per l'adozione e cioè nel 2008. Questo avveniva anche perché oltre al legale abbiamo interpellato l'Unione Nazionale dei Ciechi che ha interagito in maniera forte. Per tre anni la pratica girovagava per il Tribunale senza che nessuno avesse il coraggio di informarci rispetto al parere del pm". Ad attenderli una nuova prassi burocratica fatta di altri colloqui e di un corso di perfezionamento alla genitorialità.
"Per il Tribunale di Salerno, per essere genitori bisogna perfezionarsi - ha asserito Maria - Abbiamo seguito questo corso che, non volendolo fare al Piano di Zona di Nocera Inferiore, siamo stati indirizzati al Piano di Zona di Cava ed è stato tenuto ad Amalfi.
Da precisare che è stato un corso interessante, formativo, condotto da personale qualificato e che ci ha lasciato tanto. Otto giorni fa sono andata a fare l'ultimo.
Tra un anno scade la seconda istanza e siamo ancora a fare colloqui". Per la legge Maria non può essere una madre. Si chiede: "Quante persone hanno il mio stesso problema e sono genitori? Significa che bisogna andare a togliere l'affidamento di questi bambini, ad allontanarli dalle loro famiglie? Non c'è differenza tra bambino adottato e bambino biologico, l'importante è avere una famiglia, oltretutto mio marito è normodotato". Per Maria e Rocco è ingiusto. "Quello compiuto nei miei confronti è un atto discriminante, una forma di razzismo.
Siamo inseriti nel mondo del lavoro". Una battaglia legale che si è trasformata in una battaglia civile. "Quando scadrà la seconda istanza, continuerò la mia battaglia - ha concluso Maria - Non più per me bensì per chi vive la mia stessa situazione e non ha la mia stessa forza d'animo. Se al 2010 siamo ancora a questo, significa che c'è molto da fare per cambiare".
La storia dei coniugi Pascale ha visto scendere in campo anche il presidente dell'Unione Nazionale dei Ciechi, Vincenzo Massa, che ha svolto un ruolo fondamentale nella vicenda. L'associazione si è assunta in prima persona, attraverso il proprio rappresentante, l'onere di interagire nella complicata burocrazia a monte dell'istanza di adozione avanzata da Maria e Rocco. Il suo intervento è riuscito a smuovere le acque o meglio a far venire a galla la motivazione addotta dal Tribunale dei Minori di Salerno che di fatto ha rifiutato la richiesta di adozione, in quanto, la madre adottante è cieca. "A Massa va un ringraziamento - ha affermato Maria Sicignano- per la vicinanza dimostrataci e per l'azione attivata in nostra difesa".
La testimonianza della signora Maria si è fatta strada on line arrivando a coinvolgere, tramite svariati siti internet, numerose persone che hanno sposato questa giusta causa. "Anche attraverso Facebook- ha spiegato - abbiamo chiesto l'aiuto di tanta gente, infatti, sono arrivate centinaia di fax al Tribunale dei Minori di Salerno, di protesta civile, a nostro sostegno". La signora Maria ha colto l'occasione per lanciare un appello a quanti vivono la sua stessa condizione. "Sono disposta a costituire un Comitato. Chi si vuole unire può farlo prendendo contatti con me. Se bisogna combattere occorre riunire le forze". Si attendono, dunque, adesioni anche da parte di chi semplicemente intende appoggiare la coppia.
Liliana Tortora