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La Città di Salerno del 13/09/2014

Gli ostacoli di una Città Europea per un disabile

Quante volte sentiamo ripetere come un jingle pubblicitario “Salerno città europea” “Salerno città a misura d’uomo”. La domanda è: a misura di quale uomo? Di quello sano, robusto o di qualsiasi cittadino?

Rispondere alla questione può spiegarci se realmente la nostra città è o no europea.

Si può tentare di farlo passeggiando in compagnia di Antonio De Angelis mentre percorre il tragitto che porta dalla sua abitazione nel quartiere di Pastena fino al tribunale in centro dove lavora come centralinista.

Antonio ha 44 anni, cieco dal 1992.

Camminando al suo fianco ci si rende conto che ogni frammento di tempo è impiegato per misurare lo spazio attorno.

Utilizza tre strumenti: le mani, il bastone, l’udito.

Pur essendo una persona indipendente le difficoltà che incontra nel vivere lo spazio cittadino sono enormi.

Gli attraversamenti sotto casa da un marciapiede all’altro sono falsati.

Rischia di inciampare per un gradino laterale.

Pochi metri dopo nella piazzetta di Pastena riesce a evitare un cartellone pubblicitario posto a breve distanza dall’attraversamento per disabili.

I cartelloni pubblicitari con la piantana sul suolo sono un incubo per un non vedente in questa città.

Spuntati ovunque spesso sono distanti dal muro degli edifici di circa 10 centimetri.

Ciò non consente al bastone di toccarli.

Non percependoli il rischio è sbatterci dentro.

Un conducente del Cstp anticipa la fermata di tre metri.

A parte questo raro inconveniente il problema per un non vedente nell’utilizzare il trasporto locale è che non può leggere il numero degli autobus.

Questo particolare che sfugge all’attenzione di una qualunque persona non è banale per un cieco.

Non c’è nessuna emissione vocale ad avvertire quale autobus si sia fermato.

Per pura fortuna non diventa un disagio per Antonio dato che tutti i mezzi Cstp vanno in direzione centro.

Si rende conto di essere arrivato in stazione grazie alla curva sulla destra che la vettura trova all’entrata in piazza Vittorio Veneto.

Ha letto sui giornali che l’amministrazione comunale ha intenzione di fare un restyling della piazza spostando la fermata Cstp su Corso Garibaldi.

In questo modo Antonio non avrebbe più punti di riferimento per capire dove si trova.

Nel caos delle auto parcheggiate il conducente anticipa ancora la fermata disorientando nuovamente Antonio.

Dal piazzale antistante la stazione all’inizio del Corso Vittorio Emanuele è un susseguirsi di ostacoli di ogni tipo, sportelli di auto aperti, portacenere, cabine telefoniche, pali e catene che delimitano il marciapiede e ostacolo più grande la gente.

Le persone non si accorgono di lui neanche a distanza di mezzo metro.

Non comprendono la necessità per Antonio di avere uno spazio attorno alla sua persona che abbia la stessa ampiezza del bastone.

Al Corso iniziano finalmente i loges, percorsi tattili per disabili.

Dovrebbero essere percorribili solo dai non vedenti ma così non è:

pochi metri e si incappa in un cliente di un bar seduto a un tavolino.

Ovviato questo ostacolo continua a camminare ma purtroppo il percorso si interrompe all’altezza della farmacia Ferrara.

Sul Corso i loges sono presenti per un centinaio di metri, nulla di più.

C’è addirittura un pezzo di percorso che finisce in un muro.

Sembra una barzelletta ma purtroppo non lo è.

Eppure la pavimentazione di Corso Vittorio Emanuele è stata posata appena qualche anno fa.

Da lì al tribunale restano solo barriere architettoniche e la noncuranza delle persone.

Simone Giannatiempo


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