SEZIONE PROVINCIALE U I C I - Provincia di Salerno -
CIRCOLARE N. 163
“Quattro chiacchiere con i congressisti e non”.
Carissimi,
vi allego le mie “quattro chiacchiere”. Dal momento che non siamo ancora in possesso degli indirizzi di tutti i delegati al XXII Congresso Nazionale, sarei grato ai Presidenti Provinciali se volessero recapitare a detti delegati la lettera di cui all’oggetto. Cordiali saluti.
IL PRESIDENTE NAZIONALE prof. Tommaso Daniele
Alleg. 1
Quattro chiacchiere con i congressisti e non.
Finalmente a casa. A casa con le mie figlie, Angela e Marcella, per ritrovarsi dopo più di venti giorni, per raccontarsi ciò che nel frattempo era accaduto. A casa per riprendere confidenza con il giardino: il mandarino, i limoni, gli aranci, il pompelmo, il mandarino cinese, il mandarancio, le verbene, la lavanda, i gelsomini, le peonie, i gerani, la menta, le dracene e le mille piante grasse disseminate sul muro di cinta e negli angoli. La grande pietra, sistemata in un angolo, per testimoniare il passato, il presente e sfidare il futuro: era la base di una antica macina, rinvenuta durante uno scavo nell'uliveto e trasportata lì con una grande ruspa. Il giardino era felice di rivedermi e sembrava dire che gli erano mancate le mie carezze. A casa per parlare con mio fratello Franco dei suoi innesti, che incorrono sempre in qualche disgrazia: il vicino che lascia le capre libere di far danni impunemente, il vento forte che schianta i virgulti troppo teneri, l'erba, troppo alta, che copre gli innesti e non li fa respirare, la malasorte... Il fatto è che da quando mio fratello esercita la nobile arte degli innesti, quelli che sono andati a buon fine si contano sulle dita di una sola mano! A casa per sentire mio genero Pasquale vantarsi della qualità del vino prodotto dal fazzoletto di vigna da lui curato; il vino è davvero buono, perché la vigna si nutre di un ottimo terreno argilloso e degli odori che vengono dalla collina che le sta di fronte: la pimpinella, le rose selvatiche, il rosmarino, le ginestre, il biancospino, i corbezzoli e le mille erbe odorose di cui non conosco il nome. A casa per respirare a pieni polmoni sulle cinque terrazze che sovrastano la vigna, ottenute disboscando e spianando con le ruspe, terrazze da me fortemente volute con la segreta intenzione di organizzarvi un ristorante estivo. Quando, non senza titubanza, parlai del mio progetto, mia figlia Marcella, con la irriverenza che è propria dei figli che pensano di saperne più dei padri, disse: "Papà, ma chi ci pensa al ristorante?". "Io" risposi, "ci penso io quando andrò in pensione dall'Unione". Non sarà un ristorante vero e proprio, sarà un club, lo chiameremo "Pane e cultura". Lo scopo non è il guadagno ma è la promozione della poesia, dell'arte, della cultura, insieme alla buona cucina. Mia moglie, con l'ottimismo che la contraddistingue, commentò: "Dai, Tommaso,come ti viene in mente!". A casa per sentire come sta mia sorella Rosa che da quando è andata in pensione dalla scuola soffre quotidianamente di terribili mal di testa. A casa sul dondolo, sotto la veranda, per rilassarmi e immaginare i colori della bouganville in fiore e l'ombra dell'orcio antico che giganteggia al lato di una colonna. Finalmente a casa dopo Strasburgo, dove mi ero recato a rappresentare l'Unione Europea dei Ciechi al Consiglio d'Europa: quattro giorni di viaggi e lavoro massacranti, aggravati dalla circostanza di non riuscire a dormire più di tre ore per notte. Generalmente vado a letto alle undici: accade spesso, troppo spesso, che intorno alle due mi svegli di soprassalto e non riesca più a riprendere sonno. Qualcuno mi suggerisce di provare con dei sonniferi, ve ne sono di leggeri, la melatonina ad esempio, ma sono stato sempre restio ad assumere medicinali, sono convinto che il mio orologio del sonno prima o poi si metta a funzionare regolarmente. C’è chi dice che dipende dallo stress: è probabile, ma come fai ad evitare lo stress? È stato durante una di queste forzate veglie di Strasburgo che ho pensato di fare quattro chiacchiere con voi congressisti e non. Non ho niente di speciale o di urgente da comunicarvi, voglio solo rendervi partecipi di alcuni stati d'animo: sensazioni, percezioni, emozioni, paure, ansie, idee, pensieri, progetti che attraversano il cuore e la mente di uno come me, che ha la grande responsabilità di guidare la nostra associazione verso il XXII Congresso Nazionale. Non è facile non pensare quando si sta svegli dalle due di notte alle sette del mattino! Provi a contare fino a cento, a bloccare il pensiero, a rilassare i muscoli, ma poi ti arrendi e pensi alle cose che hai fatto nei giorni precedenti, a quelle che dovrai fare nelle prossime ore e nelle settimane a venire. Nella mia ultima notte a Strasburgo ho passato in rassegna i provvedimenti legislativi attualmente all'esame del Parlamento, quelli che ci riguardano, naturalmente.Mi sono compiaciuto per i piccoli passi avanti fatti dalla legge sul patronato in discussione alla Camera dei Deputati; per la luce che si è accesa, dopo dieci anni di continue pressioni, sul regolamento attuativo della Legge 69, con la istituzione di un nuovo tavolo tecnico tra i funzionari del Ministero dell'Economia e dell'Istruzione; per i progressi fatti dal disegno di legge in discussione al Senato che istituisce una riserva nell'assegnazione dei giovani del Servizio Civile Volontario a favore dei disabili gravi; poi il decreto legge con la manovra finanziaria, la lotta ai falsi invalidi, il dimezzamento dei contributi statali, anche se finalizzati all'erogazione dei servizi, la eliminazione della indennità di carica, l'innalzamento della percentuale di invalidità per il godimento di certe provvidenze economiche ed altre chicche dello stesso tenore. È stato necessario concludere che, ormai, per questo Governo l'associazionismo non è più una risorsa, un valore, ma un peso insopportabile per la finanza pubblica e un intralcio per il decisionismo ministeriale. Poi il pensiero è andato all'Assemblea dei Quadri dirigenti tenutasi a Tirrenia: è stata una bella assemblea, il dibattito sereno e approfondito ha messo in luce una classe dirigente disinibita e responsabile, consapevole delle difficoltà dell'attuale momento socio-politico e per questo disposta a battersi per respingere gli attacchi al sociale che non solo si annunciano, ma sono ormai drammaticamente in atto. Il movimento associativo e la sua unità vengono ancora chiaramente percepiti come la strada maestra per evitare l'emarginazione e l'esclusione sociale: un notevole passo in avanti rispetto alle pigrizie e alle distrazioni di qualche tempo fa, quando chi, come me, prospettava l'esigenza di un potenziamento delle strutture locali e un diverso coinvolgimento della base associativa, veniva percepito come il fastidioso "grillo parlante" di collodiana memoria. Comunque una bella assemblea, facce nuove, voci nuove, tutti con una gran voglia di mettersi in discussione e di lavorare per l'associazione. Personalmente ho più di un motivo per essere soddisfatto dell'andamento di questa assemblea: ho ricevuto tantissimi attestati di affetto, di stima e di simpatia, ho ancora nelle orecchie il lunghissimo applauso esploso alla fine delle mie conclusioni dei lavori, il calore di quelle mani mi ha attraversato l'anima ed è ancora qui in qualche parte delle mie viscere. Alla fine è stato bello abbracciarvi tutti ad uno ad uno, confondere respiro a respiro, odore a odore, il sudore al sudore, i pensieri ai pensieri e scoprire il sentimento che c'è in una semplice stretta di mano. Sfido chiunque a non essere felice per questo affetto e, soprattutto, a non commuoversi. Non è stata una sorpresa, tante altre volte ho ricevuto testimonianze di stima, ma avere delle conferme fa bene al cuore e ti fa sentire ancora utile per qualcosa e per qualcuno. A questo punto della mia chiacchierata devo essere prudente, devo usare bene le parole, al fine di non ingenerare possibili equivoci: ho espresso fin qui la mia naturale soddisfazione per essere stato invitato dalla stragrande maggioranza dei presenti a porre la mia candidatura al XXII Congresso Nazionale della nostra Unione; ciò non significa però che io abbia cambiato idea rispetto a quanto dichiarato nella mia lettera aperta dello scorso primo giugno. Ho concluso i lavori assembleari ringraziando sentitamente per l'attestato di stima e di affetto, ma dichiarando che avevo ancora bisogno di riflettere per capire se l'Unione aveva davvero ancora bisogno di me. Non posso che ribadire questi concetti. Mancano ancora quasi quattro mesi alla celebrazione del Congresso e utilizzeremo questo tempo per pensare e per decidere, ma vi dico sin d'ora che se l'Unione avesse davvero bisogno di me e mi chiamasse non potrei che rispondere come sempre: presente! Sono un convinto assertore del ricambio generazionale, anche se la storia ci insegna che alcune persone nascono vecchie ed altre muoiono giovani. Qualche anno fa ho avuto un incontro informale con alcuni amici che portavano avanti con grande sincerità un discorso di rinnovamento all'interno dell'associazione; dissi che ero assolutamente d’accordo e che il rinnovamento poteva aver luogo a partire dalla Presidenza Nazionale, ma risposero, bontà loro, che al momento non ero sostituibile, che avrei dovuto circondarmi di una Direzione Nazionale totalmente nuova dalla quale avrebbe dovuto emergere, da me preparato, il futuro Presidente Nazionale. Replicai che un Presidente Nazionale non si può inventare, certe qualità o ci sono o non ci sono, e ne elencai alcune: il tempo pieno, la pazienza infinita, la salute di ferro, l'ampio consenso della base associativa e, soprattutto, la creatività. Un Presidente Nazionale non può limitarsi a gestire l'ordinario, deve saper prevedere il futuro ed adeguarvi il passo dell'organizzazione. Dissi, anche, che spesso mi ero guardato intorno e non avevo visto molto, questo non perché non esistessero persone con queste qualità, ve ne erano senz'altro, ma non erano disponibili, chi perché impegnato nella propria attività professionale, chi perché non intendeva caricarsi sulle spalle un fardello pesante quale è la guida di un'organizzazione come la nostra, chi semplicemente perché non credeva nell'associazionismo. Quanto alla qualità della Direzione Nazionale, osservai che essa viene eletta all'interno del Consiglio Nazionale, che il rinnovamento doveva esserci, quindi, a monte, dal momento che i candidati vengono scelti dai Consigli regionali. Non sempre la scelta tiene conto delle qualità dei candidati, spesso prevale l'amore per il campanile e il peso della rappresentanza associativa locale. La chiacchierata con i congressisti e non, non è fine a se stessa, si conclude con l'invito a vivere questa stagione congressuale con grande senso di responsabilità. Il Congresso non è un gioco e neppure una gita fuori porta, è un appuntamento serio, drammaticamente serio, che può segnare la vita di decine di migliaia di ciechi e di ipovedenti. Vivere responsabilmente la stagione congressuale, significa non delegare ma partecipare attivamente alle scelte, significa essere là dove si discute, dove si decide sul futuro degli anziani, dei giovani, delle donne, dei ciechi e degli ipovedenti pluriminorati, e dove si decide dell'accesso al lavoro, all'ambiente, all'informazione, alla riabilitazione, alla prevenzione della cecità, ai beni culturali, al tempo libero, allo sport e alle nuove tecnologie. Vivere responsabilmente la stagione congressuale significa introdurre elementi di novità nella scelta dei candidati, facendo prevalere l'equilibrio territoriale sulla legge dei numeri e la qualità delle persone sulla loro provenienza territoriale, significa cioè mettere il proprio sigillo sul progetto associativo e sulle persone che lo dovranno gestire. Solo allora ognuno di noi potrà dire con orgoglio: c'ero anch'io al XXII Congresso Nazionale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti!